04/07/13

VIVERE NEL SI'

Si usa dire che il dolore è inevitabile nella vita e questo è sicuramente vero per il dolore fisico, ma è altrettanto vero per il dolore psicologico, mentale? Qui dipende da molte cose. Sicuramente il dolore psicologico può essere in qualche modo gestito e modificato, controllato, diminuito o aumentato….Dipende da come ci rapportiamo di fronte alle cose della vita. Ma se questo è vero, allora sono veri anche gli assoluti, e cioè che è teoricamente possibile non soffrire affatto, o soffrire per ogni cosa. Tutto in realtà si riduce ad una cosa semplice: soffriamo per tutto quello non riusciamo ad accettare e che invece ci accade e soffriamo per tutte le cose che vorremmo ci accadessero e non ci accadono. Tutto il dolore si riassume in questo. Ma se questo è vero, qualcuno potrebbe obiettare, dovremmo essere come dei sassi: insensibili a tutto. Senza vita in effetti. Beh, questo dipende da che tipo di concetto abbiamo della vita. Se pensiamo che la vita sia passione e repulsione, desiderio e rifiuto, amore ed odio, sicuramente avremo una vita ricca di piaceri, dovuti all’ebbrezza di aver raggiunto l’oggetto dei nostri desideri, e grandi dolori dovuti alla perdita di cose e persone che abbiamo fortemente amato e desiderato. Sì, è vero. Questa è la vita degli uomini. Da sempre. Entriamo nella vita e ci facciamo guidare dalle nostre passioni, dai nostri innamoramenti, dalla nostra indignazione, dalla nostra rabbia e dalla nostra paura; facciamo delle esperienze, belle, meravigliose e poi delle altre tristi e tragiche. Poi gli anni passano……invecchiamo, il corpo si logora ed infine moriamo. Eh sì questa è la vita. E poi……? Fine? O altre vite simili a questa? Reincarnazione? Per fare cosa? Le stesse cose in un altro corpo, epoca, nazione? E’ questo lo “Scopo”? E’ questa l’unica esistenza possibile? O ce ne sono altre? Se consideriamo che questa è la vita, che questa deve essere, che non c’è altro modo di esistere, allora proseguiamo così. Ma non lamentiamoci più del dolore della vita per favore. E’ una scelta che facciamo. Se desideriamo il successo, soffriremo nell’attesa di averlo e potremmo non averlo mai. Se desideriamo la ricchezza, abbiamo molte probabilità di rimanere delusi, perché per una semplice logica matematica i ricchi sono pochi e i poveri molti. Se desideriamo la famiglia perfetta, correremo seri rischi: potremmo non essere mai contenti di quella che abbiamo e lo stesso potrebbe volere il nostro partner a cui noi tutto sommato piacciamo sì,ma…..ci potrebbe essere di meglio….ci potrebbe essere sempre di meglio. Se vogliamo la salute……potrebbe non andarci sempre tutto bene. Ecco, più cose vogliamo e più cose potenzialmente potrebbero mancare e….soffriremmo. E poi questa cosa vale anche per le nazioni, per i desideri collettivi. I nostri vicini potrebbero volere le nostre risorse, il nostro mare, il nostro sole….o imporci il loro modo di vedere la vita, e lo stesso potremmo volere noi….e così via. Questa è la vita della passione e della repulsione, del bene e del male, dell’albero della conoscenza. Questa è la vita del dolore. Ma se vogliamo trovare un diverso modo di vivere la vita, allora questo schema dobbiamo metterlo sotto la lente d’ingrandimento e vederne tutti i limiti, e chiederci: c’è di meglio? Esiste un modo di vivere senza dolore? Sì, c’è. Necessita però di un grande cambiamento. Significa passare dalla logica del sì e no alla logica del sì e….basta. Significa che la passione deve essere verso il sì e se la passione non viene soddisfatta, il sì deve rimanere. Se ciò di cui abbiamo repulsione si presenta nella nostra vita, dobbiamo sapere dire di sì invece di dire di no, essere capaci di passare dalla repulsione all’accettazione…..Se il successo non arriva, considerare che è un successo non avere successo, perché va bene lo stesso, vivo bene lo stesso. Ama i tuoi nemici diceva Gesù. Un paradosso linguistico prima ancora che esistenziale. Ma se ami chi ti odia, la tua felicità chi la può scalfire? Ecco quindi che il SI’ completo elimina il dolore. Ed avere fiducia, dire, o meglio “sentire”, sempre il sì, è un atto di fiducia totale, perché il sì è pericoloso,molto, significa non proteggersi con il no, ma esporsi al rischio che il mondo ti voglia cancellare, perché è troppo abituato al sì e no, e non capisce. Avere sempre il sì della fiducia può esporre alla morte, ma chi ha fiducia sempre e comunque ormai pensa da immortale come la natura di cui è intimamente fatto. Questo è il vero e semplice concetto di fede: fiducia illimitata.

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