30/10/09

AMORE E COMANDAMENTI NEL CRISTIANESIMO

Riporto qui un vecchio intervento fatto sui newsgroup che ritengo interessante per discutere di Cristianesimo.

Come ho già scritto in un'altra occasione "l'amare" non è di fatto un comandamento perchè non si può "amare" per forza. Per forza puoi tenere un comportamento, puoi attuare un "fare" che può essere anche svincolato dal sentimento.

C'è un sacco di gente (lo dico senza alcun disprezzo ) che fa cose ottime "viste" da fuori, ma che dentro magari è piena di rabbia e risentimento.
Agli occhi degli altri appare virtuosa ma, e su questo sono assolutamente CERTO di quello che dico, ciò NON ha valore.

Quello che ha valore è l'interiorità. Se non si raggiunge la pace e la libertà interiore non si è "buoni" cristiani. Ma dirò di più.

NESSUNO è un buon cristiano.

Questo è un altro perno della predicazione evangelica. La "salvezza" appartiene a Dio, perchè Dio " anche agli angeli imputa difetti".
E quindi non c'é possibilità per l'uomo di salvarsi "da solo". E quindi non c'é "fare" che ti faccia entrare in Paradiso.

si legga qui:

Luca 18:9 - 18:24

Disse ancora questa parabola per certuni che erano persuasi di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio per pregare; uno era fariseo, e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così dentro di sé:

"O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri; neppure come questo pubblicano. Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su tutto quello che possiedo". Ma il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: "O Dio, abbi pietà di me,
peccatore!" Io vi dico che questo tornò a casa sua giustificato, piuttosto che quello; perché chiunque s'innalza sarà abbassato; ma chi si abbassa sarà
innalzato».

Come si vede è tutto incentrato sull'interiorità. Quello che il fariseo faceva non contava nulla rispetto all'umiltà. E' tutto incentrato sullo "spirito".

Credo che si sappia che gli Esseni, da cui proveniva Gesù, erano una comunità chiusa molto intimista che viveva in completa condivisione, anche per quanto riguardava l'educazione dei bambini. Una sorta di comunità "comunista" ante litteram. Poco interessata al "fare" le cose e molto interessata alla mistica. Ma la stessa cosa vale per S.Giovanni della Croce, Santa Teresa d'Avila ecc.

Ma allora il fare, il dare da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati?

Assolutamente sì,importante, ma come conseguenza di un cambiamento interiore.

Allora viene spontanea la pietà perché solo quando hai sgomberato dalla tua
"psiché" l'ansia, la pereoccupazione, l'odio, allora emerge la pace,
l'equilibrio, e poi l'amore, il sentire che gli altri sono come te sono te
stesso.

Il sottolineare il "fare" a prescindere dall'essere è insegnamento pericoloso e fuorviante perché tende a dare al senso del rapporto con l'Assoluto, con Dio, un'ottica "utilitaristica" mercantile e in definitiva "capitalistica" dove è presente inconsciamente il desiderio del guadagno, del profitto, in
questo caso del Paradiso.
Non è da dimenticare che nell'ottica della religione ebraica, la ricchezza rappresenta un "premio" che Dio darebbe per l'ortodossia e l'adesione alla legge mosaica.

Un errore ed un orrore.

Infatti Gesù dice:

Matteo 5:20 - Poiché io vi dico che se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete affatto nel Regno dei Cieli.

Gesù ribalta e stravolge la legge mosaica. Radicalmente.

Conta e molto il pensiero. Anzi è la vera radice del male.
infatti ancora dice:

Marco 7:19 - 7:23 perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e se ne va nella latrina?» Così dicendo, dichiarava puri tutti i cibi.Diceva inoltre: «È quello che esce dall'uomo che contamina l'uomo; perché è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, frode, lascivia, sguardo invidioso, calunnia, superbia, stoltezza.
Tutte queste cose cattive escono dal di dentro e contaminano l'uomo».


La purificazione e il distacco. L'amore interiore, il cambiamento di stato interiore è ciò che porta alla capacità di amare e quindi alle "opere" Se non c'é pensiero puro non ci sono nemmeno le opere perché impure anch'esse.

LA NON RELIGIONE DI GESU'

Sappiamo che il Cristianesimo è, insieme all’Islamismo, la maggior religione monoteistica del pianeta. Dai primi apostoli si sono via via, nei secoli, create più ramificazioni ispirate al Nazareno, di cui le più importanti sono il Cattolicesimo, il Protestantesimo e il Cristianesimo Ortodosso.
Sappiamo che innumerevoli dogmi e riti e regole sono nati da queste religioni: dalla transustanziazione dell’Eucarestia al dogma dell’assunzione in cielo di Maria, alla dottrina dell’infallibilità del papa, per rimanere nell’ambito del Cattolicesimo.

Ma è proprio vero che Gesù volesse creare una nuova religione?

Io non sono di quest’avviso.

Gesù nasce all’interno del mondo ebraico. E’ un profeta dell’Ebraismo e si inserisce pienamente in quella tradizione.
Allo stesso tempo però, Gesù, con il suo insegnamento, le sue parabole e il suo esempio, modifica radicalmente la tradizione dalla quale proviene, innovandola profondamente e conferendo a questo “nuovo ebraismo” una caratteristica di universalità e semplicità che ne hanno fatto le caratteristiche ideali per la diffusione verso ogni popolo.

Là dove l’Ebraismo applicava rigidamente la legge mosaica della lapidazione dell’adultera, Gesù dice: “chi è senza peccato scagli la prima pietra”, rendendo di fatto vana la legge mosaica.

Là dove la legge ebraica (ancor oggi) stabiliva che il sabato fosse sacro e che nessuna attività dovesse essere fatta, neppure la guarigione di un malato, Gesù afferma che il sabato è per l’uomo e non l’uomo per il sabato.

Là dove la norma stabilisce di pulire accuratamente ogni suppellettile prima di usarlo Gesù dice che non ciò che entra dalla bocca contamina l’uomo ma ciò che esce dal suo cuore, dalla sua anima.

Tutto ciò che a torto o a ragione, stabilisce e costituisce la tradizione ebraica, viene messo in discussione.

Uno degli aspetti più importanti di questo mutamento di prospettiva lo si ha con la ridefinizione della legge del taglione che prevedeva l’occhio per occhio e dente per dente, ma Gesù stravolge ad amplia il concetto dicendo che se uno ti percuote su una guancia tu offrigli anche l’altra, portando al centro il concetto di perdono.

Si capisce quanto possa aver disturbato questo modo innovativo di leggere la cultura dei suoi tempi e di come questo abbia potuto portare alla sua condanna a morte.

Ma cosa voleva in fin dei conti Gesù? Cosa chiedeva ai suoi discepoli?

Alla base di tutto c’erano solo due comandamenti che erano continuamente ricordati: amare il prossimo ed amare Dio. Tutta la legge si riduceva a questo, ed ancor oggi a questo si riduce.

Ma se questo è vero quale è il retaggio del suo passaggio terreno?

I Cristiani sottolineano la resurrezione e il piano salvifico,ma cosa questo cambia per NOI? Sempre e comunque rimangono i due comandamenti che sono la richiesta, più che di un comportamento, di un cambiamento interiore. Il passaggio dall’odio e dall’indifferenza all’amore.

E quindi qui che si gioca tutta la questione: nel cambiamento interiore. E’ a questo che siamo chiamati, tutti, cristiani e non cristiani, perché la verità è la stessa per tutti.

Siamo quindi chiamati a FARE QUALCOSA per arrivare a questo cambiamento interiore e non a restare passivi aspettando che Qualcuno faccia “la grazia”.

Ma se la verità è che a questo siamo stati chiamati, Gesù non ha voluto fondare una religione, ma, al contrario ne ha proposto il suo superamento, storicamente e personalmente di quella ebraica, ma per estensione, per insegnamento, per obiettivo richiesto, di TUTTE le religioni. Perché è assolutamente indifferente se si fa l’ Eucarestia o il Ramadan, la abluzioni o i battesimi, le meditazioni o il kumba mela, se poi non siamo capaci di liberarci dell’odio e dell’indifferenza.

Non a caso Gesù disse :”distruggete questo tempio ed io in tre giorni lo ricostruirò” perché l’unico tempio che conta davvero è l’uomo stesso.

Il resto è pleonastico.