30/10/09

LA NON RELIGIONE DI GESU'

Sappiamo che il Cristianesimo è, insieme all’Islamismo, la maggior religione monoteistica del pianeta. Dai primi apostoli si sono via via, nei secoli, create più ramificazioni ispirate al Nazareno, di cui le più importanti sono il Cattolicesimo, il Protestantesimo e il Cristianesimo Ortodosso.
Sappiamo che innumerevoli dogmi e riti e regole sono nati da queste religioni: dalla transustanziazione dell’Eucarestia al dogma dell’assunzione in cielo di Maria, alla dottrina dell’infallibilità del papa, per rimanere nell’ambito del Cattolicesimo.

Ma è proprio vero che Gesù volesse creare una nuova religione?

Io non sono di quest’avviso.

Gesù nasce all’interno del mondo ebraico. E’ un profeta dell’Ebraismo e si inserisce pienamente in quella tradizione.
Allo stesso tempo però, Gesù, con il suo insegnamento, le sue parabole e il suo esempio, modifica radicalmente la tradizione dalla quale proviene, innovandola profondamente e conferendo a questo “nuovo ebraismo” una caratteristica di universalità e semplicità che ne hanno fatto le caratteristiche ideali per la diffusione verso ogni popolo.

Là dove l’Ebraismo applicava rigidamente la legge mosaica della lapidazione dell’adultera, Gesù dice: “chi è senza peccato scagli la prima pietra”, rendendo di fatto vana la legge mosaica.

Là dove la legge ebraica (ancor oggi) stabiliva che il sabato fosse sacro e che nessuna attività dovesse essere fatta, neppure la guarigione di un malato, Gesù afferma che il sabato è per l’uomo e non l’uomo per il sabato.

Là dove la norma stabilisce di pulire accuratamente ogni suppellettile prima di usarlo Gesù dice che non ciò che entra dalla bocca contamina l’uomo ma ciò che esce dal suo cuore, dalla sua anima.

Tutto ciò che a torto o a ragione, stabilisce e costituisce la tradizione ebraica, viene messo in discussione.

Uno degli aspetti più importanti di questo mutamento di prospettiva lo si ha con la ridefinizione della legge del taglione che prevedeva l’occhio per occhio e dente per dente, ma Gesù stravolge ad amplia il concetto dicendo che se uno ti percuote su una guancia tu offrigli anche l’altra, portando al centro il concetto di perdono.

Si capisce quanto possa aver disturbato questo modo innovativo di leggere la cultura dei suoi tempi e di come questo abbia potuto portare alla sua condanna a morte.

Ma cosa voleva in fin dei conti Gesù? Cosa chiedeva ai suoi discepoli?

Alla base di tutto c’erano solo due comandamenti che erano continuamente ricordati: amare il prossimo ed amare Dio. Tutta la legge si riduceva a questo, ed ancor oggi a questo si riduce.

Ma se questo è vero quale è il retaggio del suo passaggio terreno?

I Cristiani sottolineano la resurrezione e il piano salvifico,ma cosa questo cambia per NOI? Sempre e comunque rimangono i due comandamenti che sono la richiesta, più che di un comportamento, di un cambiamento interiore. Il passaggio dall’odio e dall’indifferenza all’amore.

E quindi qui che si gioca tutta la questione: nel cambiamento interiore. E’ a questo che siamo chiamati, tutti, cristiani e non cristiani, perché la verità è la stessa per tutti.

Siamo quindi chiamati a FARE QUALCOSA per arrivare a questo cambiamento interiore e non a restare passivi aspettando che Qualcuno faccia “la grazia”.

Ma se la verità è che a questo siamo stati chiamati, Gesù non ha voluto fondare una religione, ma, al contrario ne ha proposto il suo superamento, storicamente e personalmente di quella ebraica, ma per estensione, per insegnamento, per obiettivo richiesto, di TUTTE le religioni. Perché è assolutamente indifferente se si fa l’ Eucarestia o il Ramadan, la abluzioni o i battesimi, le meditazioni o il kumba mela, se poi non siamo capaci di liberarci dell’odio e dell’indifferenza.

Non a caso Gesù disse :”distruggete questo tempio ed io in tre giorni lo ricostruirò” perché l’unico tempio che conta davvero è l’uomo stesso.

Il resto è pleonastico.

Nessun commento:

Posta un commento