13/11/12

LE RICCHEZZE INTERIORI

Vangelo di Luca 18:18 -25 Uno dei capi lo interrogò, dicendo: «Maestro buono, che devo fare per ereditare la vita eterna?» Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio. Tu conosci i comandamenti: Non commettere adulterio; non uccidere; non rubare; non dir falsa testimonianza; onora tuo padre e tua madre». Ed egli rispose: «Tutte queste cose io le ho osservate fin dalla mia gioventù». Gesù, udito questo, gli disse: «Una cosa ti manca ancora: vendi tutto quello che hai, e distribuiscilo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi». Ma egli, udite queste cose, ne fu afflitto, perché era molto ricco. Gesù, vedendolo così triste, disse: «Quanto è difficile, per quelli che hanno delle ricchezze, entrare nel regno di Dio! Perché è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio». COMMENTO: Questo brano del Vangelo sembra essere un atto di accusa verso la ricchezza, ma non è esatto. L’uomo che interroga Gesù è sinceramente interessato alla “vita eterna” ed infatti è un fedele israelita che segue i comandamenti mosaici e ha la convinzione di essere a buon punto secondo la logica e la prassi che la comunità ebraica chiedeva ai suoi membri. La totale aderenza ai comandamenti sembra esser per lui un buon viatico per ottenere credito verso il Signore. Inoltre riconosce in Gesù un maestro autorevole, al punto che chiede a lui cosa debba fare per essere degno di meritarsi il “premio”. Gesù gli dice, facendo anche trasparire una certa approvazione verso l’uomo, che gli manca una sola cosa per essere perfetto. Liberarsi della sua ricchezza, darla ai poveri e, si noti, poi seguirlo. Questa richiesta lascia impietrito l’uomo facoltoso. Non pensava che questo potesse essergli richiesto. Secondo la visione ebraica, la ricchezza era segno della benevolenza di Dio e quindi meritata. Una ricompensa per il rispetto della legge…un anticipo di premio di vita eterna. Si noti che l’uomo rimane afflitto e non adirato. Sembra quasi comprenda che c’é qualcosa che gli impedisce un progresso spirituale ulteriore. Gesù osserva con dolore, quasi con empatia, la tristezza dell’uomo e sottolinea ai presenti la difficoltà di liberarsi delle ricchezze. Ma le ricchezze non sono solo e tanto le ricchezze materiali, sono soprattutto le ricchezze mentali, le cose che nella nostra mente riteniamo troppo importanti per lasciarle andare, le cose che vogliamo tenerci strette. Sono le nostre paure e le nostre bramosie. Le nostre fissazioni e convinzioni, sono tutte le cose “di cui non possiamo fare a meno”. La ricchezza qui è vista come negatività, perché è ciò di cui lo spirito non ha bisogno davvero per esser felice, ma anzi ne rappresenta l’ostacolo. Così come le ricchezze sono puntelli alla paura del futuro, le nostre convinzioni sono puntelli alla paura della perdita di controllo, dell’abbandono alla fiducia e alla fede. Ci teniamo strette le nostre ricchezze materiali e psicologiche perché non crediamo che ce la faremmo senza. E quindi ne siamo schiavi. Eccheggia molto chiaramente in questo brano l’argomento principe della speculazione buddista. La condanna del desiderio e della schiavitù che questo porta allo spirito. Fino a quando l’attaccamento alle cose e ai concetti permane nella mente, è più facile che la testa di un cammello passi per……l’impassabile, piuttosto che una mente ricca di attaccamenti raggiunga il Nirvana, il Regno dei Cieli e la Vita Eterna.

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